Balene

Forse se non avessi avuto la follia e l'ardore di andarle a cercare, non me ne sarei così tanto innamorata. E invece io e Paolo ci siamo messi d'impegno per realizzare questo sogno.



Baja California, febbraio 2007

La Paz ha un lungomare molto simile a quello che si vede nei telefilm americani, signorine che fanno jogging in shorts e fasce con visiera sulla testa, negozietti, grande strada asfaltata. Noi, i soliti insoliti, alloggiamo in un albergo cinese. Lo so, sembra una barzelletta, ma era il meno costoso. Soldi contati per stare lì una notte, mollare bagagli, prendere un autobus che ci portava dalle balene, dormire lì, vederle, restare qualche giorno da loro e tornare. Come al solito noi facciamo programmi e la vita  ce li disfa. Forse perché già il Chiapas ci aveva totalmente ubriacati di vita vera e ormai eravamo senza bussola, sull'onda delle emozioni e del cuore. Dormiamo dagli amici cinesi una notte, al mattino chiediamo di lasciare da loro i bagagli e partiamo. Agli autobus ci eravamo abituati, ma alla strada che stavamo per percorrere no.Una volta lasciata La Paz, ore e ore su questa striscia di cemento circondati dal deserto. Loro, i messicani, tranquilli e rilassati. Noi dopo un po' guardavamo fuori passando dallo stupore alla preoccupazione. Ma se qua, in mezzo al nulla, succede qualcosa, che si fa? Se buchi una gomma, ti viene fame, ti prende un coccolone o qualunque altra cosa... E nel bel mezzo di queste riflessioni scende la notte. Finalmente arriviamo: Puerto San Carlos. All'ultima fermata del viaggio eravamo quattro gatti.
Buio pesto, cittadina con un lampione (pure cigolante) e un solo tassista bicentenario.
Lui, camminata da cow boy e lunghissima macchina (anch'essa tutt'altro che giovane), guidava come fosse a cavallo sugli enormi dossi delle minuscole stradine.
Pensavo che non saremmo mai arrivati nella posada che avevamo prenotato.
Poi mi sono detta che se non eravamo scomparsi ad Oventic, nel cuore del Chiapas, di certo non sarebbe successo neanche qui. Meno di dieci minuti dopo eravamo nella nostra stanza, venti minuti dopo nel patio a cenare.E lì abbiamo conosciuto il Capitano. Per un prezzo tutt'altro che ragionevole ci accordiamo per andare dalle balene.
"Possiamo andare domani, perché poi il tempo peggiora e se ne riparla tra qualche giorno".
Per noi significava "domani o mai più" perché dormire in quel posto costava tantissimo.
"Ok, veniamo!"
"Si parte all'alba, così se il mare si fa grosso riusciamo a rientrare in tempo".
Brivido. Il mare si fa grosso?!?! Questo mare è già grosso, il mare che conosco io al confronto è una piscinetta, e lui dice che se si fa grosso riusciamo a rientrare.
Penso che se continuiamo a essere così incoscienti da questo viaggio non torneremo più. Poi guardo Paolo, capisco che sta pensando la stessa cosa e mi sorride.
Mi dico chissenefregatantonontorniamoinsieme, dunque qualunque luogo va bene, anche il fondo dell'oceano, tutto sommato pure Geppetto ne è uscito vivo...
Ancora oggi non posso non avere i brividi quando ripenso a quella mattina. Ci hanno accompagnato all'attracco delle barche che non si vedeva granché. Era pieno di mangrovie e tra un cespuglio e l'altro saliamo. Eravamo un gruppetto di sei persone, divisi su due barchette. Noi due eravamo da soli con Guglielmo che guidava. Il capitano era sull'altra lancia. Usciamo pianopiano dalla laguna verso l'oceano.
Arriva l'alba e iniziamo a sentire dei rumori in lontananza, come dei grandi soffi di vento che si ripetevano e diventavano sempre più vicini. Andavamo lentamente&lentamente si faceva giorno. Guglielmo ci guardava e sorrideva. Sorrideva come quando accompagni un bambino in un posto che sai che lo renderà felice. Quando il sole ha iniziato ad illuminare il mare, abbiamo visto lo spettacolo più sconvolgente che ci potessimo aspettare: davanti a noi, in ogni angolo apparivano ritmicamente,  sbuffi d'acqua. Non potevo credere ai miei occhi, eravamo circondati di balene. Certo non si vedevano, ma erano i loro inconfondibili sfiatatoi. Si sentiva tutta intorno a noi la loro presenza, la loro indescrivibile energia. Io piangevo dall'emozione.  Già questo sarebbe bastato a farci tornare a casa colmi di gioia, ma era solo l'inizio. Continuavamo a gironzolare lentamente e ci avvicinavamo, dopo un po' Guglielmo disse che erano tutti cuccioli (le balene vanno in questa  baia a riprodursi da secoli) e che probabilmente si sarebbero messi a giocare. Immaginate l'enorme punto interrogativo sulla mia faccia. Ma dopo un po'...non solo i classici tuffi che a tutti è capitato di vedere in film e documentari, tipo questo:
ma tutta una serie di testoni che spuntavano dall'acqua e galleggiavano per un po', per poi sparire sott'acqua e riapparire più in là, così:
L'altra barchetta che era uscita con noi era poco distante, quando ad un certo punto si fermò e il Capitano si sporse dal bordo, indicando ai passeggeri di guardare in acqua. Ma non fece in tempo a ritrarsi che gli arrivo' addosso una sonora spruzzata d'acqua tra le risate di tutti... Era incredibile, giocavano con gli esseri umani!!! Infatti subito dopo tutti  affacciati, con le mani in acqua ad accarezzare la balena dispettosa. Noi guardavamo da una certa distanza e anche se non vedevamo la balena ma solo le mani che accarezzavano l'acqua, pensavamo all'enorme fortuna che avevano appena avuto i nostri compagni d'avventura.
Avevo un sorriso ebete stampato sulla faccia e non riuscivo più a capire se stavo sognando o ero sveglia, quando Guglielmo ci disse di guardare in acqua. Io mi affacciai a destra, Paolo si sposto' davanti, affacciandosi a sinistra. "Gio' la vedo, è qui, vieni!"
"No Paolo è di qua, corri!" "Vieni dai!" io mi sposto dal suo lato, mi affaccio e "oh Dio ma è anche di qua, è dappertutto!!" Un occhio ENORME spunta dal pelo dell'acqua e mi guarda con una dolcezza che non so proprio come descrivere... E Guglielmo "Quiere que la toques! Quiere que la toques!" Come non accarezzarla?!?!? Quel "cucciolo"  era ben più grande della barca su cui eravamo e mentre noi lo accarezzavamo si infilo' sotto e inizio' a sollevarne la punta col suo musone. Non sapevo se lasciarmi andare alle risate come faceva Guglielmo o farmela sotto pensando che bastava un attimo e la barca si girava e noi andavamo a mollo. Un bagno con le balene...tutto sommato anche finire in acqua poteva avere un perché!!! Ma la nostra amica si era già stancata, e inizio' a nuotare verso il largo. Noi la fissavamo increduli, stupiti, sconvolti dall'emozione e per finire in bellezza, mentre ci allontanavamo lei si è sdraiata sul fianco e ci ha salutati così:

PS le foto le ho prese dal web, quando ritrovo le pennette vi mostrerò quelle che abbiamo fatto noi, ma di certo sono meno belle e accurate, perché mentre vivi certe emozioni, tutto il resto va a farsi benedire (a meno che non lavori per National Geografic!).

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