Alma fa la seconda elementare. Nella sua scuola si entra, si gioca all'aperto con gli amici, POI si va in classe. La lezione inizia cantando. Canzoni che a sentirle mi vengono ogni volta i lucciconi. Tratte da storie di santi, da tradizioni religiose, pagane, storiche. Canzoni che parlano di quanto sia preziosa la vita in tutte le sue sfaccettature. Storie che resteranno nel cuore di Alma e dei suoi compagni come piccoli semi da cui non potranno che germogliare amore, fiducia, rispetto. Della sua prima pagella vi avevo già scritto, ma l'emozione che provo ogni volta che la guardo nel suo bel quadretto vicino al camino non ve la so spiegare. Questa è la scuola che desideravamo per lei.
Un posto dove potesse sentirsi al sicuro, amata e mai giudicata. Dove poter cantare, respirare all'aria aperta, muoversi in libertà.
Un luogo in cui imparare senza doversi uniformare ad un programma prestabilito.
In una scuola "normale" a dicembre (o giù di lì), secondo il protocollo, i bambini dovrebbero iniziare a leggere. Alma a dicembre dello scorso anno doveva ancora compiere 6 anni e di leggere non aveva il minimo interesse. A maggio, mentre eravamo in macchina, ha preso in mano un libro ed ha iniziato a leggere mentre guidavo facendomi rischiare un incidente oltre che l'infarto per l'emozione, visto che piangevo mentre sua sorella urlava "Alma sa leggereeeeee!!!" e Pepe batteva le mani tutto contento per quella botta improvvisa di entusiasmo generale.
Una scuola che parta dall'osservazione di queste meravigliose creature per poterle accompagnare per mano e secondo i loro tempi. Questo cercavamo. Perché questo è ciò che meriterebbe ogni bambino. Imparare dovrebbe essere un desiderio, un'avventura, una meravigliosa scoperta. La scuola non può e non deve diventare un luogo che co-stringe fisicamente ed emotivamente i bambini. Perché stare chiusi in un luogo insegna a stare chiusi in se stessi. Essere al passo col programma a tutti i costi, insegna a non ascoltare ciò di cui si ha realmente bisogno. Siamo abituati a preoccuparci dei risultati piuttosto che dei percorsi, della produttività e dell'efficacia, piuttosto che che della gioia e della creatività. Ma tutto questo è estremamente ingiusto. L'ho imparato sulla mia pelle di adolescente quando al liceo mi sentivo in gabbia. Sulla mia pelle di educatrice quando vedevo che le regole calate dall'alto creavano solo attriti, bambini infelici e adulti frustrati. Per fortuna da mamma ho saputo cercare, ho avuto il coraggio di non accontentarmi, di non cedere alla logica del "così fan tutti" ai ragionamenti preconfezionati, alla paura di sbagliare. Quello che abbiamo trovato è una scuola in cui i bambini possono avere le giuste attenzioni, un'atmosfera amorevole, spazio per giocare, nessun giudizio che li ingabbi.
Una scuola così è un tesoro prezioso. E richiede attenzione e partecipazione. Si deve trovare sempre il modo di sostenerla, di alimentarla, di aiutarla a crescere. Perché purtroppo (o forse per fortuna) è una realtà che non si mantiene da sola. I maestri sono "volontari" e sta alle famiglie trovare un modo per ri-pagarli del meraviglioso lavoro che svolgono. E anche se la nostra riconoscenza e il nostro amore nei loro riguardi sono forti come un uragano, i nostri contributi non arriveranno mai a creare uno stipendio degno di questo nome. Forse solo perché siamo ancora poche famiglie. Ma io sono certa che questa è la scuola che voglio e ce la metterò tutta per garantire ai miei figli di poterla frequentare. Per questo si è costituito un comitato di volontari (al momento quasi tutti genitori dei bambini frequentanti) per organizzare iniziative, feste, laboratori e raccogliere così i fondi necessari. La prima sarà la Festa di San Martino. Ma io credo che ce ne saranno molte altre. Vi terrò aggiornati, così potrete accorrere numerosi!!!
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